Yellow book & Savoy

Yellow Book. Se oggi queste parole possono solo far venire in mente le insipide Pagine Gialle, ebbene, sappiate che un tempo non fu così. Lo Yellow William B. Yeats Book fu, nella Londra degli Yellow Nineties, cioè l'ultimo decennio del XIX secolo, la rivista che fece scandalo immediato. Gli articoli finemente trasgressivi, le poesie 'maledette' e le illustrazioni non certo accademiche non furono altro che carbone da ardere nel fuoco del puritanesimo inglese di quegli anni; Oscar Wilde era il tizzone che ancora bruciava tra quelle fiamme, ma, inutile dirlo, non si consumava mai completamente. Tutta la rivista sembrava studiata apposta per irritare i bravi borghesi vittoriani; il solo colore della copertina, di un giallo squillante ed irriverente, scuoteva gli animi più docili, e sbizzarriva i critici lettereri di spirito, i quali, accanitamente, cercavano di demolire il più in fretta possibile gli impassibili giornalisti (tra i quali figuravano Max Beerbohm, Henry James eWilliam B. Yeats) dello Yellow Book. Il "Punch", all'uscita del primo numero dello Yellow Book, pubblicò una poesia satirica che aveva per tema il colore della rivista, nonchè le illustrazioni del direttore artistico, Aubrey Beardsley:

FOGLIE - Come foglie autunnali - color zabaione
copertina tipo cataplasma alla senape,
aspetto nell'insieme da itterizia.
Ma, buon Dio, le cose definite "illustrazioni"!
Infamie mal disegnate e senza senso!
Strabilianti assurdità.

Il dandy è uno degli ultimi che, a malincuore, ripone il bastone da passeggio, elegante rimasuglio della spada da gentiluomo dell'Acien Régime. Majakovskij non l'abbandonava mai, neanche sulla spiaggia, dove passeggiava in bermuda e cappello di feltro calcato sugli occhi. A proposito del bastone da passeggio Filippo de Pisis, nel suo trattato sull'eleganza, raccomanda "cautela, gusto e Era chiaro che una rivista tanto scandalosa (e costosa: cinque scellini erano certo più adatti ad un libro!) non poteva che avere un successo enorme: già solo Max Beerbohmall'uscita del primo numero, il direttore dello Yellow Book, John Lane, fu costretto a raddoppiarne, e poi a triplicarne le tirature. Nonostane ciò, i critici letterari continuavano a scagliarsi chi ferocemente, chi più ironicamente, contro la piccola rivista quadrata color limone: gli articoli di Max Beerbohm erano oggetto di scatenate parodie (certe volte controproducenti), ma tutti si davano da fare sopratutto contro Beardsley. Il dandy Aubrey Beardsley, illustratore già famoso nonostante la giovane età e per le donne da lui disegnate che, "se si incarnassero, sarebbero orribili" pareva spesso molto divertito da ciò che i giornali dicevano di lui. Sul terzo numero dello Yellow Book, oltre ai suoi consueti disegni, apparvero altre due opere di artisti finora sconosciuti: si pubblicò di Philip Broughton una "Testa di Mantegna", e un ritratto a pastello di una dama fracese di Albert Foschter. Lontani dallo stile di Beardsley, "I due disegni piacquero decisamente ai recensori, uno dei quali consigliò a Beardsley di studiarli a fondo e trarre insegnamento dall' 'equilibrata e solida tecnica di cui Phlip Broughton forniva un'altro esempio nella sua ormai nota maniera' " scriveva divertito Max Beerbohm; Beardsley gongolò di piacere non appena seppe del 'consiglio' che il critico gli dava per migliorare la sua tecnica, essendo lo stesso Beardsley l'autore di entrambi i ritratti, nonchè l'inventore dei nomi dei due artisti inesistenti. quando lo fece sapere ai giornali non ottenne risposte, ma è sicuro che si sarebbe trattato ancora di poco tempo, e la corda si sarebbe immancabilmente spezzata.

Lo scandalo che la rivista era in grado di suscitare venne immediatamente associato dal pubblico pure al nome di Oscar Wilde, considerando il tono esteticamente estatico degli articoli e l'eguale lucida pretenziosità dei disegni di Aubrey; il fatto che Wilde non c'entrasse per nulla con le irriverenti pagine dello Yellow Book era un fatto pressocchè ignorato: la rivista ebbe quindi vita breve; uscita nel 1894, terminò la sua esistenza al tredicesimo numero, nel 1897. Ma nel 1895 accadde quello che già tutti purtroppo si aspettavano: Oscar Wilde venne arrestato per 'oltreggio alla morale', e condannato al massimo della pena prevista per i trasgressori del ferreo farisaismo vittoriano: due anni di lavori forzati. I giornali dissero che, al momento dell'arresto, Wilde aveva raccolto dal tavolo i suoi preziosi guanti scamosciati e una piccola rivista gialla, lo Yellow Book; in realtà si trattava di un romanzo di Pierre Louÿs (un dandy francese dalle sfumature dongiovannesche), da poco uscito in Francia, ma questo i giornali non lo potevano supporre, e, in ogni caso, faceva loro comodo trovare un collegamento tra Wilde e la scandalosa rivista anticonformista. La tensione che fino ad ora aveva soffocato Londra esplose: ogni accenno di frivolezza, di antimoralismo era punito prima che dalla legge, dal popolo. Gli uffici della Bodley Head, in cui di preparava e si stampava lo Yellow Book, furono presi a sassate da una folla inferocita la sera stessa della condanna di Wilde; si chiedeva a gran voce la chiusura del giornale, o perlomeno l'espulsione di Aubrey Beardsley, giudicato da tutti corrotto quanto Wilde. Beardsley, anni prima, aveva illustrato per il il poeta dublinese il suo dramma in un atto, "Salomè", che, ovviamente, era stata uno scandalo; quale pretesto migliore per voler l'espulsione dell'illustratore? Anche dei collaboratori dello Yellow Book si dichiararono d'accordo per l'espulsione. John Lane, che si trovava in America per affari, accortosi della 'maretta', telegrafò ai suoi sostituti in Inghilterra di licenziare immediatamente Beardsley, e di salvare il salvabile. Aubrey fu sostituito da Patten Wilson che, nonostante l'impegno, non divene mai direttore artistico della gialla rivista. Dopo il quarto numero lo Yellow Book decadde. Lane, per paura di altre sommosse popolar-moraliste aveva abbassato il tono della rivista, e questa era diventata tanto scialba e insipida da suscitare l'indifferenza dei critici e del pubblico. E. F. Benson, un contemporaneo di Beardsley, scrisse: "[Beardsley] era stata la principale risorsa dello Yellow Book; e non appena smise di disegnare per la rivista, quella si spense, come tutti notarono, in una sola notte, pur trascinandosi avanti, debole e assolutamente rispettabile, per altri nove numeri".
Beardsley, che allora aveva ventitrè anni, fu così amareggiato e sconvolto dal suo improvviso licenziamento che "si lasciò andare ad una vita dissoluta", ci informa Yeats. Ma non era passato molto tempo che Aubrey era già sulla cresta dell'onda o, dovrei dire, sul filo del rasoio, con i suoi fecondi contributi al "Savoy" in qualità di direttore associato, un'altra rivista di stampo sacrilego e antiborghese, alla quale partecipavano, oltre a Yeats e Beerbohm, anche Bernard Shaw, Ernest Dowson, Lionel Johnson, Arthur Symonds, Charles Conder, Charles Shannon, Havelock Ellis, Selwyn Image e Joseph Conrad. Ovviamente ricominciarono le noie per il giovane dandy - ma, in un certo senso, ora era anche apprezzato o, sarebbe meglio dire, il pubblico lo aveva perdonato, e aveva dimenticato Wilde. Si trascurava ora la "cattiva qualità" dei disegni per trovarci invece originalità, ironia, surrealismo. In breve tempo Beardsley divenne ricco, ammirato (seppur con qualche riserva) e, talvolta, imitato. Ma, come ci ricorda ancora una volta Yeats, gli capitava di pensare allo Yellow Book: "[...] Beardsley arriva a Fountain Court, poco dopo colazione, in compagnia di una signorina che appartiene al giro dell'editore, e certamente non al nostro, di quelle che si dicono 'da quattro soldi'. E' un pò alticcio e deve aver rimuginato sul suo licenziamento dallo Yellow Book, perchè appoggia la mano al muro e fissa uno specchio con aria assorta. Borbotta: "Sì, sì. Sembro un sodomita" (e non lo sembrava affatto). "Ma no, non lo sono"; e poi incomincia ad inveire contro i propri antenati, accusandoli di questo e di quello, fino ad includere il grande Pitt, del quale si proclamava discendente." (W. B. Yeats, Autobiografie). Due anni dopo Beardsley sarà ucciso dalla tubercolosi.

Ecco alcune illustrazioni di Aubrey Beardsley, divise secondo la loro pubblicazione:

Per lo Yellow Book
- Copertina del n.1, Aprile 1894.
- Frontespizio del n.1, Aprile 1894.
- Copertina del n.2, Luglio 1894.
- "Cenerentola", per il n.2, 1894.
Per il Savoy
- Copertina del n.1 1896.
- "Sulla spiaggia di Dieppe", 1895.
- Illustrazione per il n.1, 1895.
Illustrazioni varie
- "La cappa nera", per "Salomè" di Wilde.
- "L'ingresso di Erode", per "Salomè" di Wilde; disegno censurato nella prima edizione.
- L'arrivo di Venere. Illustrazione per "Venere e Tannhauser" dello stesso Beardsley.
- Frontespizio per Runding's An Evil Motherhood, 1896.
- La pettinatura.
- Frontespizio per il catalogo di libri rari di Smithers, 1896.
- Illustrazione per "L'oro del Reno".

Altre informazioni su Beardsley sulla pagina monografica dedicata a Beardsley.