“Penso di essere nato più che
designer, ingegnere, poiché la mia passione è quella di risolvere problemi...”.
Era un grande personaggio, Renato Sonny Levi, morto a 90 anni in Inghilterra
dopo una vita di successi. La nautica gli deve molto.
Nasce a Karachi, in India, dove la
famiglia si era trasferita negli Anni Venti, per portare avanti la sua attività
di costruzioni navali con il marchio Afco. Sonny (il nomignolo è della tata,
che non riesce a pronunciare bene il nome italiano) studia in Francia a Cannes,
quindi torna in India e allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale si arruola
nella RAF.
Nel primo Dopoguerra studia
Ingegneria aeronautica, disegna aerei e barche veloci, influenzato anche dalle
commesse per la fornitura di motonavi veloci per il governo indiano vinte dal
cantiere del padre. Sarà proprio quest’ultimo a chiedergli aiuto come
progettista e da qui nasce la sua carriera.
Nel
1956 vara il suo primo cabinato, lo “Speranza Mia”, la sua prima carena a V
profondo (in contemporanea con l’americano Hunt), caratteristica che lo
distinguerà e farà la sua fortuna. Nel 1950 torna in Italia, incontra il
comandante Attilio Petroni, veterano di guerra in Marina, patron dei cantieri
Navaltecnica di Anzio. Con lui realizza “A Speranziella”, un motoscafo veloce
che va a correre la gara di offshore Cowes-Torquay. Arriverà sesta, toccando i
40 nodi, gran bella velocità per quei tempi. Segue il debutto vincente in
Italia con la Viareggio-Bastia-Viareggio, Petroni & Levi a bordo.
Ormai,
è una firma. Tra i suoi clienti anche Gianni Agnelli, che ordina i prototipi
“Ultima Dea” e “Ultima volta”, con i quali partecipa alla Cowes-Torquay e al
Dauphin d’Or in Costa Azzurra. Con “A Speranziella”, poi, nel 1963 l’equipaggio
Petroni & Levi vince anche la gara in acque britanniche. E’ la
consacrazione, che culminerà con “Arcidiavolo” del 1973: 67,7 nodi!
Tanto lavoro anche nella nautica da
diporto. Nel 1972 “Drago” è la prima barca di serie a superare i 50 nodi
(dell’Italcraft). Nel ‘73 “Dart” è il primo scafo da competizione dotato di
trasmissione “step-drive”, con eliche di superficie: nasce il sistema
Levi-Drive, ancor oggi usato da molte imbarcazioni.
Nel settembre scorso l’Università di Genova lo aveva insignito della Laurea Magistrale honoris causa in Yacht Design – Classe LM34 e gli era stata dedicata una mostra, Levi Milestones of Yacht Design, allestita al Salone Nautico, per celebrare i suoi 60 anni di attività e gli oltre 1500 progetti di barche (ricordiamo le sue carene formidabili per Magnum Marine...) che si distinguono per velocità ed eleganza. (Fabio Pozzo, novembre 2016)

“Ultima Dea” nel porto di Cowes, prima della partenza della corsa (1962).
Sulla barca: Renato Levi (camicia bianca) e Gianni Agnelli (camicia a righe).

“Ultima Dea” nel 1962: ai
comandi l’Avvocato Gianni Agnelli.

“Ultima Volta” alla Viareggio-Bastia-Viareggio (1966)

Fast
Commuter G.50 ordinato dall’Avv. Agnelli all’Ing. Levi nel 1967.
Ai
comandi: Sonny Levi.